Quando un'azienda mi dice che la sua strategia AI è "usiamola per essere più produttivi", so che sta guardando nella direzione sbagliata.
Ecco cosa spesso manca:
1. Un cambio di paradigma
Pensare all'AI solo in termini di produttività significa restare ancorati a un modello industriale, non digitale. L'AI non è uno strumento per fare di più. È un abilitatore per fare meglio, diverso, nuovo.
2. Un'attenzione reale alle persone
Il vero ostacolo non è tecnologico, è culturale. Le persone non vogliono "fare di più": vogliono lavorare meglio, con meno frizioni e più senso. L'AI può aiutare, ma solo se è parte di un progetto che valorizza la persona non che la schiaccia sotto KPI sempre più aggressivi.
3. Uno spazio per la sperimentazione
Chi guida un'azienda oggi deve chiedersi: Sto automatizzando l'esistente... o sto creando le condizioni per un salto evolutivo nei processi, nella cultura, nel posizionamento? Se non siamo sicuri al 100% che i nostri processi siano già pronti per il futuro, allora dobbiamo avere il coraggio di sperimentare. Anche con piccoli team, anche su singole funzioni. Ma farlo davvero.
L'AI non è una bacchetta magica. Ma è una leva di ripensamento strategico. E le aziende italiane - con il nostro capitale umano, la nostra creatività, il nostro tessuto imprenditoriale - hanno tutto per essere protagoniste. A patto di volerlo davvero. E di iniziare.